Patchwork. Frammenti di un’immagine L’opera prima di Chiara Sorino

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“…E’ questo che penso mentre sono ancora qui, a giocare con la sabbia come un bimbo che si chiede cosa farà da grande, come sarà. Intanto c’è il passato, prima di costruire ciò che avverrà. Non so se il mio racconto sarà stato pari a ciò che ho vissuto, così come non so se ci sia stato il migliore dei finali.. Non è il miglior mondo possibile, ma è andata così, e quanto ho vissuto rimarrà nella mia memoria, nel mio cuore, pagine di un libro i cui protagonisti continueranno a vivere con me, ovunque saranno, ovunque sarò”.

 

Esiste una maniera unica ed universale per parlare dell'abbandono? Decisamente no, risponderebbe Chiara Sorino a questo interrogativo. L'abbandono può essere raccontato con un'immagine, un suono, una parola, una poesia, una lettera, con uno specchio. E nemmeno è semplice pronunciarsi su quale sia, fra questi, il modo più adatto a dire di questo sentimento che pervade l'anima fino a travolgerla. Per questo, "Patchwork". Si tratta di un libro che nasce dall'esigenza di raccontarsi e di dire dell'abbandono, ma anche dal desiderio di offrire se stessi mostrando le proprie diverse sfaccettature, affermando l'importanza di lasciarsi guardare e di guardare il mondo non solo nei dettagli ma anche e soprattutto nell'insieme.

Il volume Patchwork. Frammenti di un’immagine (Ed. Palomar) di Chiara Sorino è una raccolta composita, che consta di un racconto iniziale, prosegue con trentacinque poesie e si conclude con una lettera. Un’alternanza, insomma, di prosa e poesie, da cui ha origine il titolo della stessa opera: Patchwork, come il manufatto artistico che dà una visione unitaria di un insieme eterogeneo e, a differenza del puzzle, non permette di distinguere, come elementi a sé stanti, le singole tessere del metaforico mosaico.

Campeggiano, fra le righe, inoltre, i sentimenti e il loro mondo composito, legato, in maniera prioritaria, all’abbandono. Non si tratta, tuttavia, di un’unica storia triste, bensì di un mondo variegato, nel quale il lettore si ritrova circondato da specchi più o meno deformanti, che mostrano le diverse angolature di questo sentimento, come un prisma dalle numerose facce.

L’immagine – come The Monk by the Sea di Friederich in copertina – è unica: attraverso i testi, attraverso, quindi, i suoi frammenti, se ne ricostruiscono i tratti in maniera netta. Ed è un’immagine silente, che coinvolge il lettore e lo immerge in un mondo tutto da leggere e da scoprire, in un mondo a lui talmente vicino e familiare da divenire il suo.

 

La redazione