Latte in polvere: coro di NO per l’U.E.

Scritto da Chiara Sorino on . Postato in Gastronomia

Come se non bastassero le discutibili politiche economico-finanziarie dell’Unione Europea, ad esacerbare ancor più gli animi tra cittadini europei e burocrati di Bruxelles si sono aggiunte le recenti disposizioni U.E. in materia di produzione di formaggio da latte in polvere.

Dall’Italia si è sollevato un coro di proteste. Anche i politici pugliesi hanno alzato la voce, schierandosi a favore delle produzioni di qualità degli agricoltori locali.

La Commissione Europea ha, infatti, recentemente messo in mora l’Italia per violazione del diritto dell’Unione in materia di produzioni lattiero-casearie con riferimento, in particolare, alle norme concernenti il divieto di ricostruzione del latte in polvere per alimentazione umana, considerato da Bruxelles lesivo della libera circolazione e concorrenza delle merci. Tanto da richiedere un adeguamento normativo nazionale a quello comunitario, escludendo le produzioni DOP ed IGP.

“Siamo davanti ad un’interpretazione errata da parte della Commissione Europea del principio di libero mercato”, ha affermato il Senatore Dario Stefàno (SEL), intervenuto sul tema durante la manifestazione “Charme in rosa”, tenutasi in luglio a Lecce, per presentare le migliori produzioni pugliesi di vini rosati ed olii extravergine di Puglia. “Non è concepibile ammettere che il libero mercato in Europa debba passare per la standardizzazione enogastronimica e dei sapori”, ha proseguito l’ex assessore all’Agricoltura della Puglia, “tanto più alla luce dei notevoli sforzi compiuti in questi anni dai produttori locali per differenziare in termini di qualità le proprie produzioni. Se è vero che tramite le produzioni casearie, vinicole ed olivicole si cerca sempre più di raccontare le caratteristiche di un territorio complesso come la Puglia, al contrario, i nostri sforzi devono essere rivolti a contrastare con più forza i furbi che cercano di spacciare per produzioni locali prodotti che di locale portano solamente il nome, magari solo perché confezionati in loco”.

Noi non ci stiamo – ha dichiarato il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – e per questo abbiamo chiesto al Ministro Martina quali azioni intenda intraprendere al fine di tutelare le produzioni lattiero-casearie italiane minacciate dall’uso del latte in polvere. La richiesta dell’UE, scaturita tra l’altro da un’istanza proveniente proprio dall’Italia, rappresenta un adeguamento al ribasso per il nostro Paese, favorevole solo alle multinazionali straniere e rischia di compromettere la qualità di oltre 400 produzioni nazionali, in gran parte formaggi, la cui specificità ed originalità sta proprio nella qualità della materia prima utilizzata, ovvero il latte, oltre che nel valore dei saperi e dei territori. La risposta del Governo ci è sembrata però una blanda rassicurazione e non ci può bastare, ma soprattutto scatena forti dubbi considerato che per agire servirà la collaborazione tra Ministero dell’Agricoltura e Ministero dello Sviluppo Economico – prosegue L’Abbate (M5S) – Una collaborazione inefficace come dimostrato nella non azione per il ritorno all’obbligo dell’indicazione dello stabilimento di produzione in etichetta. Per questo siamo scettici e continuiamo a chiedere con urgenza la chiusura di questo surreale contenzioso e non solo, chiediamo al Governo di sbattere i pugni sul tavolo europeo ed ottenere finalmente la revisione della normativa comunitaria in materia di etichettatura di origine, obbligando all’inserimento in etichetta di tutti gli ingredienti, compreso il latte in polvere”.