Turismo, il tempo perduto non ritorna

Scritto da Agostino Marottoli on . Postato in News2

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Vanno tutelati anche i contratti di gestione per salvare le aziende.

Spesso, quando si pensa al turismo, si tende a evocare la sua immagine più romantica e serena di uomini, donne e bambini che godono del momento di vacanza, relax e spensieratezza. Poi si abbina ad esso il contorno di beni culturali, risorse ambientali ed enogastronomiche che rendono l’esperienza unica e coinvolgente e si comincia a capire che nulla si genera dal nulla, dietro le quinte c’è un intero settore che lavora perché ciò succeda. Ci sono aziende, operatori, processi, investimenti e tanto altro che danno vita ad un sistema economico complesso caratterizzato dalle mille sfaccettature trasversali al sistema sociale e infrastrutturale del territorio e segnato dallo scandire della stagionalità che determina una ciclicità nuova e determinante in ogni tornata.

Quando un evento imprevedibile come l’epidemia da Covid-19 si abbatte su questo ecosistema gli effetti sono devastanti perché erode l’unico suo aspetto incontrollabile: il tempo che passa e non ritorna. Il prodotto turistico è quanto di più deperibile ci sia in commercio, ogni momento invenduto, diventa una perdita e contestualmente una ricaduta economica negativa che si abbatte sui conti economici delle imprese e sui guadagni dei lavoratori.

I margini nel turismo sono molto contenuti, spesso al di sotto del 10% del fatturato e se oggi si registra una diminuzione del 90% delle prenotazioni e di quelle già contrattualizzate arrivano le disdette, non sarà possibile per le aziende coprire gli stipendi, le utenze, i contributi, gli acquisti e gli affitti.

Ecco allora che l’intero settore ha bisogno di misure immediatamente efficaci a sostegno dello squilibrio temporale che si viene a creare tra il momento dei costi a quello dei ricavi oppure, in termini quantitativi dal margine di profitto tra uscite e entrate. Un plauso quindi alle misure varate dal governo per fronteggiare la crisi. La cassa integrazione straordinaria copre l’onere di pagare i lavoratori e la sospensione dei pagamenti e adempimenti nei confronti dello Stato aiutano in termini di liquidità finanziaria ma, di fatto, non saranno sufficienti per salvare la stagione in corso. Difficilmente senza ulteriori interventi le aziende potranno contenere perdite superiori al patrimonio e al capitale.

Le soluzioni da programmare devono essere quindi prioritariamente rivolte al conto economico comprendendo e intervenendo sui processi maggiormente esposti al passare del tempo senza profitto. Occorre un equilibrio nelle misure che salvi i bilanci delle imprese e permetta di chiudere l’esercizio senza eccessivi indebitamenti. Sul piatto delle problematiche ci sono sicuramente gli affitti.

La maggior parte dei gestori non ha immobili di proprietà. Per la stragrande maggioranza ha la disponibilità delle strutture grazie a contratti di affitto o molto più spesso mediante contratti di affitto di azienda o ramo di azienda. Un evento straordinario come il Covid-19 determina un aggravio patrimoniale che altera l’originario rapporto di equivalenza delle prestazioni a carico delle parti, rendendo il valore della prestazione “canone di affitto”, eccessivamente oneroso rispetto alla prestazione “godimento dell’azienda” perché limitato dal provvedimento dell’autorità governativa. Ne deriva la necessità di una misura che sospenda, dimezzi o in subordine dilazioni negli anni a seguire gli affitti. Una ipotesi che mitiga l’eccessiva onerosità sopravvenuta riveniente da un evento straordinario e imprevedibile secondo i cosidetti “factum principis” previsti dal Codice Civile che esimono in questi casi la responsabilità del debitore a prescindere dalle condizioni contrattuali in essere.

Le aziende turistiche in Italia, rispetto a molte realtà straniere, sono caratterizzate da dimensioni piccole con poche situazioni che hanno avuto la capacità di assumere l’organizzazione di gruppo. Il sistema turistico italiano, pur godendo del miglior patrimonio culturale e paesaggistico del mondo, è vulnerabile e non ha ancora maturato quella solidità e auto sostenibilità che pure rappresenterebbe una garanzia nella composizione del PIL nazionale. Nella maggior parte dei casi si tratta di imprese che danno continuità gestionale grazie ai proventi della stagione precedente e non sono in grado di sostenere gli eventi straordinari negativi. Se non si difendono ora con azioni immediate e efficaci, si rischia di vanificare la crescita del settore degli ultimi venti anni.

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