Verona capofila nella lotta ai tumori

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Riparte da Verona la lotta al tumore al polmone, definito un big killer per il suo alto tasso di mortalità. I presidenti e i delegati delle società scientifiche hanno espresso il loro consenso per la firma di un protocollo d’intesa che veda insieme i professionisti nella creazione delle LUNG UNIT in tutti gli ospedali d’Italia in base ai dati epidemiologici di incidenza. Si sono seduti allo stesso tavolo Antonio Santo, presidente Fonicap e promotore dell’iniziativa, Francesco Schittulli, presidente della Lega italiana lotta contro  i tumori, Giuseppe Cicciù, segretario Regione Veneto, Tribunale del Diritti del Malato, Roberta Polverosi, in rappresentanza della Società italiana Radiologia Medica, Guglielmo Monaco e Roberto Crisci della Società italiana di Chirurgia Toracica, Stefano Magrini, presidente dell’ Associazione italiana radioterapia oncologica, Orazio Schillaci, presidente dell’ Associazione italiana di Medicina Nucleare e Imaging molecolare. Ha condotto la giornalista Rai Antonia Varini.

“Il Veneto registra 3.500 nuovi casi di pazienti che vengono curati nelle strutture ospedaliere”, dice l’assessore regionale alla Santità, Luca Coletto e presidente di Agenas. “E’ un polo d’attrazione perché d’eccellenza. Infatti il 20 per cento dei pazienti arrivano da altre regioni d’Italia. Ma vanno favorite le iniziative poste in essere dal professore Antonio Santo, presidente Fonicap nella volontà di unire le forze per creare regione per regione poli d’eccellenza multidiscliplinari”.

“A tutt’oggi, il 60 per cento dei pazienti”, dice il professore Antonio Santo, “purtroppo non ha ancora accesso a percorsi diagnostico terapeutici ottimali. I dati parlano chiaro. In Italia ogni anno 41mila persone si ammalano di tumore al polmone e 33mila muoiono. Solo il 14 per cento degli uomini e il 18 per cento delle donne ha la speranza di sopravvivere ai cinque anni successivi. Bisogna correggere il tiro, creando le lung unit sull’esempio delle breast unit che hanno determinato il successo della lotta al tumore alla mammella, guarito ormai nell’85 per cento dei casi”.

“Quando ho creato la prima breast unit, nel 1985 con il professore Veronesi”, dice il presidente Francesco Schittulli, “ho incontrato tantissime resistenze. Ma sono andato ugualmente avanti. Ora, le breast unit sono una realtà regione per regione. La mia intenzione era che i pazienti avessero lo stesso riferimento nella cura della malattia e potessero contare su personale altamente specializzato. Per questo è molto importante la proposta del professore Antonio Santo che appoggiamo pienamente. Ogni giorno mille italiani ricevono la notizia di essere ammalati di tumore. Ma 3milioni e 700mila sono passati per questa esperienza e sono guariti”.

Un approccio olistico che coinvolga non solo i medici specializzati in oncologia, ma anche i nutrizionisti, gli psicoterapeuti e gli specialisti della riabilitazioni è quanto si auspica Giuseppe Cicciù che approva il protocollo d’intesa con la proposta di allargarlo anche alle altre discipline. “Sapere di essere ammalati di tumore”, dice, “cambia la visione della vita”.

“Non dare un’adesione totale al protocollo d’intesa”, dice il professore Roberto Crisci, presidente della Società italiana di Chirurgia Toracica, “sarebbe come rinnegare la nostra storia. Il merito va al professore Antonio Santo di aver aperto la Fonicap alla collaborazione di tutti i professionisti”. Aggiunge Guglielmo Monaco, past president della Società italiana di Chirurgia Toracica: “Per legge le regioni hanno l’obbligo di garantire lo stesso livello qualitativo di eccellenza. Centri di riferimento poli specialistico e Gruppi onocologici multidisciplinari sono stati già istituiti dal legislatore che vanno solo attuati nelle diverse aziende sanitarie dove si devono adeguare ai protocolli diagnostico terapeutici stabiliti dalle Regioni, individuando le migliori possibilità e disponibilità”.

 “Scendere in campo con il meglio delle esperienze significa combattere e avere maggiori speranze di vittoria”, conclude Roberta Polverosi, presidente della Società italiana di Radiologia Medica. Intanto anche Rai Uno Mattina ha dato il suo pieno sostegno all’iniziativa come ha sottolineato la giornalista Antonia Varini. “Chi più chi meno”, dice la giornalista, “siamo tutti stati coinvolti anche a livello personale dalla malattia: amici, parenti, persone a noi care, ne sono state colpite. Per questo ciascuno deve dare il proprio contributo per migliorare le cure e aumentare i casi di guarigione”.

Infine Fonicap sostiene e finanzia la ricerca tra i giovani. Premiati con borse di studio i ricercatori scelti dal Comitato medico scientifico Fonicap per l’innovazione e l’alto contributo delle loro ricerche: Carlo Genova del Policlinico San Martino di Genova, Paola Bordi dell’Azieda ospedaliera di Parma,  e Roberto Ferrara dell’Ospedale francese Goustave Roussy vicino Parigi.

Il convegno, (di scena tra il 30 novembre e il 2 dicembre nella Camera di commercio di Verona) organizzato da Fonicap, presieduta dal dottor Antonio Santo, ha avuto un grande successo: nella due giorni si sono alternati ben 90 relatori che hanno affrontato i vari aspetti della diagnosi e cura e sono stati oltre 200 i partecipanti, provenienti anche fuori dalla regione Veneto. Oltre venti i giornalisti accreditati. L’evento  è stato un importante momento di scambio e confronto di esperienze tra i professionisti che hanno sottoposto all’attenzione dei colleghi gli esiti delle cure sperimentate sul campo, le migliori tecniche di diagnosi, le reazioni e le controindicazioni a determinati principi attivi contenuti nei farmaci. Ribadita anche l’importanza di una ricerca libera fatta dai medici, nell’interesse superiore del malato.

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