LA GRAPPA NELLA CULTURA ENOGASTRONOMICA ITALIANA

Scritto da Chiara Sorino on . Postato in Gastronomia

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Una passerella della migliore produzione dell'arte distillatoria selezionata dal Premio Alambicco d'Oro e una occasione di confronto su come la grappa sia di fatto entrata a far parte nell'immaginario collettivo della cultura enogastronomica italiana: Elvio Bonollo, Presidente dell'Istituto Nazionale Grappa, intervenendo all'incontro "La grappa e le acquaviti nella cultura enogastronomica italiana" in occasione della cinquantesima edizione del Douja d'Or di Asti (9 -18 settembre) insieme ad ANAG, parla del ruolo dei distillatori nella promozione della peculiarità italiana che, ci tiene a ricordare, non è soltanto saper utilizzare i canali di comunicazione ma essere aperti e pronti a sposare nuove modalità di avvicinamento del consumatore, ivi compresa la contestualizzazione ambientale e la valorizzazione dei territori di produzione. Un esempio di ciò è la tredicesima edizione di Grapperie Aperte in programma per il prossimo 2 ottobre, con 28 distillerie di tutta Italia che hanno risposto all'invito dell'Istituto Nazionale Grappa.

"L'italianità della grappa - spiega il Presidente dell'Istituto Nazionale Grappa Elvio Bonollo - è un valore che oggi può essere efficacemente trasmesso in primis attraverso il  packaging: da esso dipende, infatti, il primo contatto visivo che il consumatore ha con il prodotto e da esso dovrebbe derivare l’immediata riconoscibilità dello stesso. Il packaging nel settore della grappa si è molto evoluto in termini di originalità, eleganza, forza comunicativa: ma le aspettative create dal packaging richiedono poi di trovare riscontro nel contenuto. Le grappe di oggi, da questo punto di vista, riescono a rispondere ai gusti anche dei consumatori più esigenti e raffinati.  Il modo migliore ed insuperabile per farle apprezzare in tutta la loro intensità, ampiezza, ricchezza, eleganza, franchezza è la degustazione, singolare o in abbinamento con cibi o altri prodotti che contribuiscono alla sua esaltazione". 

Indubbiamente ogni azienda ha la propria ricetta esclusiva ma gli elementi centrali che vengono comunicati sono da un lato il prodotto, inteso come contenitore (packaging) e contenuto (le caratteristiche distintive della grappa proposta), dall’altro “il mondo” che sta alla base di quella grappa: un mondo che il consumatore non può conoscere dal solo prodotto, ma di cui molto spesso vuole sapere per dar ulteriore valore e capire meglio il prodotto stesso.

"Se per comunicare la grappa in maniera efficace occorre conoscenza, passione e la disponibilità in loco dello stesso per poterlo degustare - aggiunge Bonollo - l’efficacia massima della spiegazione e l’effettiva comprensione del “mondo” affascinante che sta dietro alla nostra acquavite nazionale richiede inevitabilmente la visita in distilleria. L’esperienza diventa anche qui concretamente sensoriale: dai profumi di vinaccia ai vapori della grappa. E’ solo in distilleria che, vedendo la grappa sgorgare lentamente dall’alambicco ed ascoltando i segreti produttivi di chi la fa, si respirano secoli di tradizione, storia, passione".

Un intervento, quello legato all'importanza del packaging, che si contestualizza a pieno anche con la premiazione dei prodotti "spiritosi" selezionati al 33° Premio Alambicco d'Oro in programma dopo l'incontro: oltre ai riconoscimenti tradizionali, quest'anno è stata introdotta una nuova categoria, ovvero ‘Il vestito della grappa’, premio di design assegnato per la prima volta da Anag alla bottiglia giudicata più bella per etichetta e forma valutandone eleganza, creatività, innovazione, originalità e appeal verso il consumatore.

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